BOSCO DEL MERLO AL FIANCO DI CORRITREVISO

La corsa è l’arte della pazienza, della costanza, della disciplina e della resistenza. Amare la corsa vuol dire incarnare tutte queste qualità e Corritreviso – Trofeo Lattebusche è la manifestazione podistica trevigiana che raggruppa gli appassionati di questo sport. Venerdì 2 giugno 2023, Treviso ospiterà la 33esima edizione di Corritreviso, organizzata da Asd Corritreviso con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e l’approvazione della Fidal Veneto e lo sponsor ufficiale dell’evento sarà Bosco del Merlo con il suo progetto Life in Rosè. Dal 2018, Bosco del Merlo di Pravisdomini (Pordenone) con Prosecco Doc Brut Rosè e il Pinot Grigio Rosè Doc delle Venezie, sostiene Lilt, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, nella campagna Nastro Rosa e consolida una volta ancora un impegno ben radicato per la promozione della cura della propria vita.

Lo sport è una carezza per la mente e per il corpo, è prendersi cura di sé stessi e mettere alla prova la propria forza e tenacia. Corritreviso è una gara di corsa su strada per il settore assoluto che partirà e arriverà a Piazza Duomo. Il compito che Bosco del Merlo si pone all’interno della manifestazione sportiva è quello di incentivare e promuovere l’amore e l’attenzione nei confronti del proprio corpo e, di conseguenza, della propria mente. Tra i valori più importanti dell’azienda vinicola c’è proprio il rispetto della vita, bene inestimabile da preservare e da rafforzare.

Info e prenotazioni: 2 giugno 2023 dalle 19 in Piazza Duomo a Treviso (Treviso). Per info ulteriori sulla gara e sulle iscrizioni consultare il sito https://www.corritreviso.it/.

L’evento si terrà anche in caso di maltempo.

Bosco del Merlo è l’espressione più matura di un progetto che da molti anni coinvolge la famiglia Paladin di Annone Veneto (Venezia), e si esprime attraverso vini che raccontano la tipicità del territorio, in tutte le sue sfumature.

PIWI, IL PROGETTO CORAGGIOSO DI TERRE DI GER

La cantina friulana Terre di Ger, tra le più importanti realtà italiane nel mondo dei vini Piwi per esperienza e prestigio, scommette sui resistenti e si è presentata al Vinitaly di Verona con ben sei vini prodotti “secondo natura” da piante che sono fortemente tolleranti alle avversità fungine. 18 ettari tra varietà bianche e rosse, forse una delle superfici maggiori attualmente piantate che permettono un’ampia sperimentazione e maturazione di esperienze sia in campagna che in cantina.

L’azienda di Robert Spinazzè, pioniere dei vitigni resistenti a Frattina di Pravisdomini (Pordenone), al confine tra Veneto e Friuli con vigneti anche nelle Coste del Feltrino (progetto “Dolomiti”) e nel cuore delle colline di Jesi nelle Marche, dopo aver inanellato una serie di successi – migliore cantina del Friuli Venezia Giulia per etica, sostenibilità e innovazione all’ultimo Wine in Venice, primo posto in Italia sia come miglior vino assoluto (Feltro 2021) sia come miglior vino rosso (Caliere Rosso 2020) al Concorso nazionale dei vitigni Piwi della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento) – arrivava al salone veronese con un progetto coraggioso che pone al centro l’uomo e l’ambiente per una resistenza “enoica” alla viticoltura di massa.

Le viti Piwi (“pilzwiderstandsfähig” in tedesco) sono incroci naturali tra vinifere europee e una piccola parte di altre vitis di origini americane e asiatiche portatrici dei geni della resistenza e quindi sono piante in grado di difendersi da sole dalle principali malattie della vite. Questo significa eco-compatibilità con l’ambiente circostante, tutela della salute del consumatore, miglioramento della qualità di vita di chi lavora in vigna e di chi abita intorno al vigneto, riduzione delle emissioni di anidride carbonica, conservazione della biodiversità con siepi, boschi e alberi da frutto per un bere sano, ma con un risultato sul bicchiere straordinario.

La viticoltura, sebbene rappresenti solamente il 3 per cento della superficie agricola europea, utilizza il 65 per cento di tutti i fungicidi impiegati in agricoltura, ovvero 68 mila tonnellate/anno (fonte Assoenologi/Vini e Viti Resistenti). Da qui la necessità di agire.

«Nel 2007 – racconta Robert Spinazzè – ho incontrato Erhart Tutzer, il famoso vivaista altoatesino che, fin dagli anni Settanta, faceva il breeding incrociando varietà vinifere e sperimentando nuovi vitigni il quale mi disse: “Il cambiamento climatico sta impattando negativamente sulla nostra viticoltura e arriveremo ad un punto dove non si potrà più fare vino. Quello che oggi è convenzionale sarà regolato da economie di scala e leggi industriali. La gente vuole bere sano. Ma attenzione, fare bio sarà impossibile perché le malattie fungine si moltiplicheranno. Così, appena le nuove varietà chiamate resistenti sono state autorizzate, seppur in osservazione, ho deciso di piantare subito e di iniziare questo nuovo percorso che è di confine, ma non credo ancora per molto. In Friuli ho messo le varietà autorizzate in Regione e frutto della ricerca dell’Università di Udine. In Veneto, invece, ho piantato i vitigni di provenienza tedesca e altoatesina. I vini che si ottengono sono speciali per le loro diversità. Sfumature di colore, aromi, profumi di assoluta bellezza. Pochi sono stati i riferimenti, ma così Terre di Ger ha trovato la sua identità proponendo sul mercato vini di grande personalità. La storia inizia adesso con la prefazione e l’introduzione».

«In Terre di Ger siamo alla quinta stagione – continua Spinazzè -. I bianchi sono molto aromatici. In testa il Soreli del nostro Limine (dal latino limen, soglia/confine). Molto strutturato e complesso ricorda il vecchio Tocai friulano. Poi il Sauvignon Kretos che ha le caratteristiche del Sauvignon solo nel nome, per il resto è un ibrido friulano nel bicchiere dell’Arconi (dal Rio Arcone che scorre lungo il confine tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto). Nel Feltro c’è la parte resistente del Veneto con il Solaris e il Bronner. Acidità, profumo e struttura. Il nuovo arrivato, il Rufini (era il nome del bollo laterizio marchiato sui mattoni delle fornaci), è uno spumante da varietà resistenti di Souvignier Gris e Bronner prodotto con metodo Charmat lungo, al naso è mela croccante verde, nuovo in tutti i sensi anche per il mercato. I rossi stupiscono e “spaccano” le credenze di chi pensa che in Friuli si facciano principalmente i bianchi. Caliere (nome delle antiche vasche naturali dell’alto Trevigiano) e El Masut (“piccolo maso” in dialetto). Uve Merlot Khorus e Khantus nel primo. Taglio bordolese resistente nel secondo con l’aggiunta ai primi del Cabernet Eidos. Sorpresa e successiva curiosità negli assaggi con il passaggio dalla piacevolezza del primo alla robustezza e lunga beva del secondo. I resistenti possono anche essere dei rossi importanti».

«Questo è il nostro progetto: nessuna viticoltura difensiva, ma invece una forza verso il nuovo, l’innovazione che spezza i dogmi conosciuti fino ad ora. Si parla sempre più insistentemente di clima, di avversità, di viticoltura ormai colpita da eventi difficilmente prevedibili. Se ci sono delle soluzioni che arrivano direttamente dal vivaio e che aiutano a resistere in modo sostenibile è nostro dovere incentivarle», conclude Spinazzè.

TRAGUARDI E NUOVI ORIZZONTI PER IL VINO DEL FRIULI

Interpretare un territorio a lungo sottovalutato con vitigni esigenti come il Pinot Bianco e grandi autoctoni come la Ribolla. È questo l’impegno di Vigneti Le Monde, azienda guidata dall’imprenditore Alex Maccan che anche quest’anno ha ottenuto il Tre Bicchieri Gambero Rosso con il Cabernet Franc Doc 2018 e conferme internazionali da James Suckling e Robert Parker – Wine Advocate, con punteggi superiori a 90 per Refosco dal Peduncolo Rosso Inaco Doc, .73 Merlot Doc e Pratum Igt. Queste ultime due referenze hanno ricevuto anche il WineHunter Award.

Un percorso che è solo all’inizio. Obiettivo di Maccan e della sua famiglia”, composta dalla moglie Marta e dalla squadra di collaboratori, è far conoscere il Friuli Venezia Giulia nel mondo attraverso Vigneti Le Monde nelle Grave e La Ponca nella denominazione del Collio. Per farlo, ha voluto accanto a sé Hangar Design Group, studio di architettura e comunicazione che ha accompagnato nella crescita del proprio brand marchi come Campari, Armani, Mondadori, solo per citarne alcuni, e che opera con sedi in Italia, a Londra, New York e Shanghai.

Obiettivo del lavoro sarà il rafforzamento del marchio che avrà l’obiettivo di rendere l’identità di Vigneti Le Monde sempre più distintiva.

FESTIVAL TRIVENETO DEL BACCALÀ, VINCE ANDREA ALAN BOZZATO

Andrea Alan Bozzato del ristorante La Posa degli Agri di Polverara (PD) con il suo piatto “Baccalà laccato, patate al caprino, latticello e cipollotto” è il vincitore della decima edizione del Festival del Baccalà, che ha preso il via il 14 ottobre 2019, la cui finale si è svolta lunedì 11 ottobre 2021 all’Hotel Danieli di Venezia.

L’azienda Tagliapietra e Figli di Mestre (Venezia), tra le aziende leader in Italia nell’importazione, lavorazione e commercio di prodotti ittici, e in particolare del merluzzo, ha assegnato allo chef Andrea Alan Bozzato il Trofeo Tagliapietra: il premio rimarrà per un anno nelle mani dello chef autore del miglior piatto. Al vincitore è inoltre offerto un viaggio, accompagnato, in Norvegia per scoprire le isole Lofoten, patria dello stoccafisso.

Il Festival del Baccalà è una competizione itinerante organizzata dalla Dogale Confraternita del Baccalà Mantecato, dalla Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina e dalla Vulnerabile Confraternita dello Stofiss dei Frati che coinvolge i più importanti ristoranti del Triveneto. La kermesse è un vero tributo allo stoccafisso, il merluzzo nordico essiccato, che nel nord Italia, e in particolare nelle aree venete, viene chiamato bacalà o baccalà.

La nona edizione fu vinta dallo chef Renato Rizzardi, del ristorante La Locanda di Piero di Montecchio Precalcino (Vicenza), presente – come da regolamento – nella giuria tecnica.

Ventitré ristoratori di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige hanno proposto nel proprio ristorante tre piatti a base di stoccafisso (un antipasto, un primo e un secondo) ai clienti e a una rappresentanza del Comitato Organizzatore. Dalle ricette più votate dai clienti, nel mese di settembre 2021, una giuria composta da chef e Comitato Organizzatore ha decretato i cinque finalisti.

Al Galà finale, i cinque chef hanno presentato i piatti che, sulla base di cinque parametri (presentazione del piatto, valorizzazione del prodotto, tecnica, degustazione, innovazione e creatività), sono stati valutati da una giuria tecnica, composta esclusivamente da chef ed esperti gastronomici, che ha proclamato il vincitore.

Gli altri quattro finalisti erano: Vigilius Mountain Resort di Bolzano che propone un “Raviolo alle erbe, stoccafisso, spuma di patate affumicate, topinambur e tartufo”; Podere dell’Angelo di Pordenone che presenta un “Toast al mais di stoccafisso con salsa rosa”; Le Querce di Treviso che propone il suo “Il mare in un crunch”; Vetri di Venezia che serve delle “Fishball al cuore morbido di baccalà e maionese”.

AL VIA AL FINALE DELLA DECIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL BACCALÀ

La Finale del Festival del Baccalà, giunto alla sua decima edizione, avrà luogo lunedì 11 ottobre 2021. La manifestazione è un vero tributo allo stoccafisso – il merluzzo nordico essiccato, che nel nord Italia, e in particolare nelle aree venete, viene chiamato bacalà o baccalà. Nato come una competizione itinerante organizzata dalla Dogale Confraternita del Baccalà Mantecato, dalla Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina e dalla Vulnerabile Confraternita dello Stofiss dei Frati e che coinvolge i più importanti ristoranti del Triveneto, il Festival del Baccalà nella sua decima edizione ha preso il via il 14 ottobre 2019.

Ventitré ristoratori di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige (massimo cinque per ogni provincia) hanno proposto nel proprio ristorante tre piatti (un antipasto, un primo e un secondo) a base di stoccafisso ai clienti e a una rappresentanza del Comitato. Dalle ricette più votate dai clienti, nel mese di settembre 2021, sono stati proclamati da una giuria i cinque finalisti.

Al Galà finale, che si terrà all’Hotel Danieli di Venezia, i cinque chef presenteranno i piatti che, sulla base di cinque parametri (presentazione del piatto, valorizzazione del prodotto, tecnica, degustazione, innovazione e creatività), saranno valutati da una giuria tecnica, composta esclusivamente da chef ed esperti gastronomici, che decreterà il vincitore assoluto.

L’azienda Tagliapietra e Figli di Mestre (Venezia), tra le leader in Italia nell’importazione, lavorazione e commercio di prodotti ittici, e in particolare del merluzzo, assegna alla migliore ricetta il Trofeo Tagliapietra: un premio che sarà consegnato in occasione della finalissima e che rimarrà nelle mani dello chef autore del miglior piatto per un anno.

Al vincitore sarà inoltre offerto un viaggio, accompagnato, in Norvegia alla scoperta delle isole Lofoten, patria dello stoccafisso.

I cinque finalisti sono: Vigilius Mountain Resort di Bolzano che propone un “Raviolo alle erbe, stoccafisso, spuma di patate affumicate, topinambur e tartufo”; La Posa degli Agri di Padova che gareggia con “Baccalà laccato, patate al caprino, latticello e cipollotto”; Podere dell’Angelo di Pordenone che presenta un “Toast al mais di stoccafisso con salsa rosa”; Le Querce di Treviso che propone il suo “Il mare in un crunch”; Vetri di Venezia che serve delle “Fishball al cuore morbido di baccalà e maionese”.

CANTINE APERTE TENUTE TOMASELLA DA IL BENVENUTO ALL’ESTATE DELLA RIPARTENZA ITALIANA

Tenute Tomasella di Mansuè (Treviso) si prepara alla ritrovata stagione dell’accoglienza e della convivialità partecipando a Cantine Aperte 2021, manifestazione promossa dal Movimento Turismo del Vinosu tutto il territorio nazionale, che da sempre celebra la riscoperta dei territori nel pieno rispetto per l’ambiente e che quest’anno aggiunge due parole chiave irrinunciabili; sicurezza e salute.

L’azienda agricola aprirà per l’occasione le sue porte al pubblico nella giornata di domenica 30 maggio dalle 10 alle 18 con prenotazione obbligatoria per garantire un’accoglienza di qualità, nel rispetto delle normative previste.

Tenute Tomasella si estende tra l’area della Doc Friuli e la Prosecco Doc Treviso, terre dove il passaggio tra due confini non crea divisioni, ma regala ricchezze di sfumature in ogni bottiglia, rendendo anche il più tradizionale dei vini un vino unico. L’azienda ha una vocazione sia per i vini spumanti che per i vini fermi, che produce con infinta passione e con la convinzione che per suscitare emozioni sia indispensabile ascoltare con pazienza ciò che la terra vuole raccontare. Il risultato sono vini in grado di sorprendere, espressione sincera del territorio d’origine nel segno di una grande armonia, finezza ed eleganza. Numerose e stuzzicanti le proposte pensate per intrattenere gli ospiti nell’arco della domenica. All’ingresso sarà consegnato un calice con tracolla al costo di 5 euro e sarà possibile degustare gratuitamente per l’intera giornata tutte le etichette dell’azienda, che potranno anche essere acquistate.

Parte del ricavato della giornata sarà devoluto in beneficienza al C.R.O. (Centro di riferimento oncologico) di Aviano (Pordenone).. Due i percorsi guidati che si succederanno a rotazione; visita della cantina in piccoli gruppi da 10 persone (30 minuti circa) e tour in vigneto in bicicletta o in apecar.

Saranno inoltre allestiti degli stand gastronomici dove il pubblico potrà degustare (a pagamento) alcuni prodotti tipici territoriali. Latteria di Aviano con una selezione di formaggi prodotti utilizzando solo latte del territorio, 100 per cento Friuli, e con il famoso Frico Friulano d’Aviano, ottenuto da una sapiente selezione di formaggi tipici regionali tagliati a cubetti, miscelati con patate e successivamente cotti, per una filante esperienza di sapori. Il ristorante Galivm di Pieve di Soligo (Treviso) con la sua esclusiva pizza a metro, preparata con una ricetta segreta e doppia lievitazione di 48 ore, che la rende particolarmente leggera, digeribile e fragrante; il Gelatone di Sacile che presenterà due gusti imperdibili: una crema chantilly con crumble e lamponi, e cioccolato fondente di Modica, lavorato a freddo, pensato in abbinamento al ‘Chinomoro’ di Tenute Tomasella; un vino liquoroso di gran carattere ottenuto da uve Merlot, dal sapore armonioso e durevole, generoso di fragranze e dal persistente retrogusto.

Per chi lo desidera infine sarà possibile noleggiare un plaid e un cestino da picnic e pranzare nel parco della Tenuta (4 persone ammesse su ogni plaid).

La giornata sarà allietata dalle note del deejay set di Mirco Portolan.

GLI SPUMANTI PALADIN ANTICIPANO L’ESTATE

Aria di novità da Paladin: la cantina di Annone Veneto (Venezia), che fa capo al gruppo guidato dalla famiglia Paladin, anticipa l’estate e presenta la sua linea spumanti in una veste del tutto nuova. In un periodo difficile, che ci costringe a sacrificare la convivialità di cui un calice di spumante è il simbolo, l’intento è quello di dare un messaggio di speranza e positività, con l’augurio che, con l’arrivo della bella stagione, si possa tornare a condividere momenti di gioia e spensieratezza.

Le etichette del nuovo Prosecco Rosé, del Prosecco Millesimato Extra Dry, del Prosecco Dry e dello Spumante Brut sono declinate in tinte vivaci e impattanti, con una grafica pulita e moderna. Una banda colorata, diversa per ciascuna tipologia di vino, è accompagnata da una frase del fondatore Valentino Paladin, padre di Carlo e Roberto e nonno di Francesca, terza generazione della famiglia. «Con queste etichette – spiega Francesca Paladin – abbiamo voluto omaggiare mio nonno Valentino, un uomo che ha dedicato tutta la sua vita all’amore per la terra e la vite. Rileggere le sue parole è come averlo ancora qui con noi ad aiutarci e sostenerci».

Una nuova immagine che recepisce le richieste del mercato di oggi, sempre più attento tanto all’estetica quanto all’etica. Tutti gli spumanti Paladin sono certificati vegan, non solo nel contenuto ma anche nella bottiglia stessa: nessun prodotto animale è stato usato in tutte le fasi della produzione dei vini, comprese le colle utilizzate per l’etichettatura.

Grande importanza è data anche a progetti di responsabilità sociale, tema molto caro alla famiglia Paladin. Tutti i dipendenti sono coinvolti nella raccolta dei tappi di sughero dell’intera cantina, che l’associazione Tappodivino (https://www.tappodivino.it/ ) destina al riciclo per produrre diversi materiali, da quelli impiegati in bioedilizia alle suole di scarpe. L’intero ricavato della vendita di questi materiali riciclati viene poi donato all’associazione Viadinatale onlus (https://viadinatale.org/), realtà che accoglie gratuitamente i pazienti in cura al Centro di rierimento oncologico di Aviano (Pordenone) e i loro familiari.

IL PINOT GRIGIO BIOLOGICO DI PIERA 1899 INCANTA GLI SVEDESI

Il Pinot Grigio biologico di Piera 1899, “Pietra Di”, piace ai consumatori svedesi: tra i vini bianchi biologici compresi tra le 80 e le 99 corone svedesi è tra i primi per volumi di vendite, rappresentando da solo quasi il 4 per cento del mercato nel 2019. Considerando le vendite di vino italiano della stessa fascia di prezzo negli ultimi dodici mesi, la quota di mercato del Pinot Grigio “Pietra Di” è del 14,5 per cento.

«Quella del nostro Pinot Grigio biologico “Pietra Di” – afferma Piera Martellozzo, titolare di Piera 1899 di San Quirino (Pordenone) – è un’ottima performance. Siamo orgogliosi di questo risultato: il nostro vino diventa così fiero ambasciatore del Made in Italy e delle eccellenze del Friuli Venezia Giulia, territorio da sempre vocato alla viticoltura».

Il Pinot Grigio “Pietra Di” è stato uno dei primi vini biologici ad essere inseriti, nel 2018, nel systembolaget, l’azienda pubblica di proprietà del governo che detiene in Svezia il monopolio della vendita di bevande alcoliche da asporto con gradazione alcolica superiore a 3,5 per cento. Entrato in commercio nell’autunno 2018 ha incontrato fin da subito i gusti dei consumatori svedesi, attenti anche ai metodi di produzione. «Abbiamo sempre creduto nel biologico – continua Piera Martellozzo – e in una filosofia rispettosa del territorio e attenta alle ricadute dell’attività produttiva sull’ambiente circostante: abbiamo attivato un sistema fotovoltaico che fornisce la quasi totalità del fabbisogno energetico aziendale, utilizziamo un packaging “ecofriendly” con bottiglie più leggere, oltre che un impianto di trattamento delle acque reflue che permette il loro riutilizzo in agricoltura».

Anche la linea biologica Pura Terrasta registrando continui successi nei mercati esteri, conquistando numerosi premi sia in Italia che oltre i confini nazionali e registrando un trend positivo nelle vendite, in particolare in Francia (21% delle vendite totali della linea) e in Canada (15%).

Tra le più importanti realtà produttive friulane, oggi l’export di Piera 1899 è pari al 46 per cento dell’intero fatturato e i Paesi dove l’azienda è maggiormente presente, oltre alla Svezia, sono il Canada, che rappresenta il 22 per cento dei ricavi, gli Stati Uniti, (9 per cento), e l’Austria, (8 per cento). In quest’ultimo Paese, con due suoi vini, copre circa il 16% dei consumi nazionali di Prosecco Doc frizzante.

PREVISIONI VENDEMMIA: QUALITÀ OTTIMA PER CASA PALADIN

Si prospetta un’annata eccezionale, con produzione più contenuta ma qualità eccellente. E’ positivo il primo bilancio di Carlo Paladin, contitolare della Casa Vinicola Paladin assieme al fratello Roberto, per le tenute in Veneto, Franciacorta e Toscana.

Anzitutto nell’area situata al confine tra Veneto Orientale e Friuli, dove si producono i vini  Paladin e Bosco del Merlo, tra le province di Venezia e Pordenone.

«Come sempre – spiega Carlo Paladin – un parere definitivo si potrà esprimere solo quando l’uva sarà in cantina, ma ad oggi siamo contenti. Le condizioni del vigneto sono ottime grazie ad un andamento climatico regolare sin dal periodo di fioritura ed allegagione, che ha permesso uno sviluppo omogeneo del grappolo e il mantenimento della vegetazione sana, oltre a una riduzione notevole degli interventi di difesa della vite. Le calde e soleggiate giornate, alternate a piogge regolari, rendono ora possibile una piena attività delle foglie nella fotosintesi e quindi un buon accumulo di zuccheri negli acini.  Anche le temperature attuali sono perfette, con pochi picchi superiori ai 30 gradi e un’escursione termica tra le ore notturne e diurne di 10 gradi, fattori che favoriscono la fissazione degli aromi e il mantenimento di una buona acidità».

In Veneto è ora iniziata l’invaiatura, momento in cui l’acino cambia colore da verde alla sua sfumatura caratteristica, più accentuata sul Pinot Nero e sulle varietà precoci. E se all’avvio della stagione si prevedeva una vendemmia anticipata, oggi siamo rientrati nella media.

La produzione sarà in calo rispetto alla media a causa di un numero inferiore di gemme fertili, con un meno 25 per cento sulle varietà precoci Pinot Grigio, Pinot Nero e Chardonnay, un meno 15 per cento su Glera e meno 10 per cento sui vitigni aromatici. Una riduzione ampiamente compensata dalla qualità.

E sulle scelte dei consorzi Prosecco Doc e Pinot Grigio, comunicate in questi giorni e studiate per contrastare eventuali speculazioni, la famiglia Paladin si trova perfettamente d’accordo.

Tra queste, l’eliminazione dei superi e la commercializzazione della nuova annata dal 2021.

Ottime previsioni anche per Castello Bonomi, in Franciacorta, dove dopo i campionamenti dei giorni scorsi la vendemmia prenderà il via la prossima settimana.

Un germogliamento precoce e una primavera con poche precipitazioni avevano fatto pensare ad una vendemmia anticipata, ma il decorso climatico di maggio, giugno e luglio – con piogge regolari e temperature massime nella media stagionale – ha poi riequilibrato i tempi. I temporali alpini costanti e l’assenza di picchi di caldo eccessivo hanno favorito una buona attività della parete fogliare, mentre la continua escursione termica ha rallentato la maturazione, riportandola nella norma e favorendo il giusto equilibrio tra le diverse componenti dell’uva. L’annata, quindi, si prospetta ottima.

Anche per Premiata Fattoria di Castelvecchi, a Radda in Chianti (Siena), ci sono ottime prospettive per la qualità delle uve, seppure con una lieve flessione nelle rese previste con un calo del 5-10 per cento. La primavera asciutta e soleggiata e le piogge di giugno hanno mantenuto un buon equilibrio climatico anche in periodo di fioritura e di allegagione, con uno sviluppo omogeneo e regolare del grappolo.

Fondamentali saranno l’andamento climatico delle prossime settimane per garantire il mantenimento delle buone condizioni di sanità delle uve e buone escursioni termiche tra giorno e notte che, in questi giorni, registrano variazioni fino a 15 gradi. Ciò permetterà l’esaltazione degli aromi, l’evoluzione dell’acidità e l’accumulo zuccherino.

Dopo una previsione di vendemmia precoce, con il germogliamento iniziato due settimane prima del previsto, l’andamento è rientrato nella normalità nei mesi successivi e la vendemmia si prevede per il periodo a cavallo tra fine settembre e inizio ottobre.

PIERA 1899: NUOVO NOME PER LA CANTINA FRIULANA

Piera Martellozzo

 

Un nuovo logo e una nuova immagine per catturare la storia e la personalità di un’azienda e di chi la guida. Sono questi gli obiettivi della nuova strategia di comunicazione di Piera 1899, realtà situata a San Quirino (Pordenone), nel cuore del Friuli Grave. Il riposizionamento strategico parte proprio dal logo, che da Piera Martellozzo diventa Piera 1899, per sottolineare la storia secolare della cantina evidenziando l’anno di fondazione. Il nuovo naming infatti, eliminando il cognome della famiglia, riporta soltanto il nome dell’attuale proprietaria, delineando un logo aziendale con una grafica dai caratteri minimal, eleganti e contemporanei. “Piera 1899 – spiega Piera Martellozzo – non è soltanto il nome di chi, oggi, guida la cantina. Si tratta di molto di più, rappresenta infatti un’identità capace di continuare nel tempo, crescendo di generazione in generazione. Ci definiamo scopritori di territori e autori di vini proprio perché selezioniamo solo i terreni più vocati e le uve migliori per dare vita a vini dal forte carattere identitario e capaci di rappresentare pienamente la personalità di chi li produce come fossero delle opere d’arte”. La nuova brand identity di Piera 1899, assieme al restyling di tutte le linee dedicate al canale turistico-alberghiero, è coincisa con l’occasione di una data importante per l’azienda, i 120 anni dalla sua fondazione ed è stata ideata dall’agenzia di comunicazione Hangar Design Group.