ONYON RIVOLUZIONA LA STAGIONE ESTIVA

Rivoluzionare il modo di vivere la spiaggia garantendo relax e comfort ai bagnanti e agevolando il lavoro dei professionisti. È con questo obiettivo che Onyon (On your own), l’applicativo di self orderingnato a Torino da un’idea di Marco Actis e Paola Lombardi (rispettivamente General Manager e Coo), lancia il suo innovativo servizio di self ordering anche negli stabilimenti balneari.

Onyon, creata come soluzione per ristoranti, bar e locali, per poi essere estesa anche a centri commerciali e strutture alberghiere, oggi rende ancora più capillare la sua presenza sul territorio nazionale raggiungendo il settore balneare, per il quale punta a supportare e ad agevolare il lavoro del personale dei lidi e delle strutture situate nei pressi delle spiagge.

Grazie alle sue tecnologie, Onyon consentirà infatti ai bagnanti di effettuare e pagare le ordinazioni senza allontanarsi dall’ombrellone, comodamente dal lettino o dall’area relax e via app. Il tutto è possibile grazie a un apposito QR code, che permette di accedere al menù (anche multilingua) e di ordinare e pagare anche in caso di conti separati direttamente dal proprio smartphone, in qualsiasi momento e in totale autonomia. L’app offre così la possibilità di vivere il mare in totale tranquillità, di godere di un servizio rapido e personalizzato e di ricevere le proprie consumazioni senza mai lasciare la spiaggia, riducendo inoltre i tempi di attesa e le code alle casse.

Ai vantaggi per i bagnanti si affiancano quelli per i professionisti del settore, perché l’implementazione dell’applicativo facilita e incentiva i riordini (fino a un più 22 per cento) anche quando il chiosco o il bar è affollato, aumentando così anche il valore dello scontrino medio (più 12 per cento), oltre che la disponibilità dei tavoli, quando a disposizione dei clienti, che si traduce nella possibilità di accogliere più persone e incrementare il fatturato. Allo stesso tempo, Onyon aiuta a facilitare il lavoro dei professionisti grazie all’integrazione continua di nuovi metodi di pagamento (carte di credito e di debito, Satispay, e presto Google Pay e Apple Pay) e alla feature multistampante, che consente di smistare gli ordini in ingresso tra i diversi reparti all’interno del locale così da organizzare al meglio le comande.

“L’arrivo di Onyon a sostegno degli operatori del settore balneare a poche settimane dall’inizio della stagione estiva conferma la nostra precisa volontà di agevolare gli stessi, in un periodo complesso come quello estivo, fornendo loro uno strumento semplice e intuitivo capace di aiutarli nella gestione delle ordinazioni” afferma Marco Actis, Co-founder e General Manager di Onyon. “L’approdo del nostro servizio in questo mercato conferma poi il nostro continuo impegno verso un’espansione capillare su tutto il territorio nazionale e comprova, ancora una volta, il nostro desiderio di sostenere i professionisti del mondo dell’Horeca digitalizzando tutti quei servizi rimasti sino ad ora distanti dai principali processi di digital transformation”.

VILLA DEI VESCOVI, TORNA “EMOZIONI SOTTO LE STELLE”

Giovedì 6 luglio in Villa dei Vescovi a Luvignano di Torreglia (Padova) ritorna la serata itinerante “Emozioni sotto le stelle” a suon di gusto, buon vino e dolce musica. Dodici ristoranti, altrettante cucine e cantine per un evento all’insegna del gusto e della buona tavola. Prenotazioni in ogni ristorante oppure al 393-4039151 o 347-5944500. I costi: 65 euro con tavolo libero, 75 euro con tavolo riservato. Pagamento direttamente all’entrata.  

Prenotazione consigliata.

In caso di maltempo la serata verrà annullata.  

Per il parcheggio, usufruire di piazza mercato a Torreglia con servizio di bus/navetta, quello del cimitero vicino alla villa.

PREZZI: COLDIRETTI, GIÙ SOLO PER IL VINO NEL CARRELLO SPESA.

In controtendenza rispetto all’andamento generale calano dell’1,2 per cento al dettaglio i prezzi di vendita del vino mentre i costi di produzione a carico delle cantine balzano del 12 per cento a causa dei rincari della bolletta energetica e di vetro, carta, sughero, legno e trasporti. E’ quanto è emerso dalla Consulta vino della Coldiretti sulla base dei dati Istat sui prezzi al consumo a gennaio 2022 che evidenziano una grave criticità per il settore.

Le politiche commerciali adottate al dettaglio, con sottocosto e promozioni, non possono gravare sulle spalle dei produttori con bilanci già provati dalla crisi e dagli aumenti internazionali dei costi di produzione, confezionamento e trasporto. Una situazione insostenibile per il vino italiano che – sottolinea la Coldiretti – deve affrontare anche le difficoltà della ristorazione che rappresenta un canale privilegiato di vendita. Il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy con vino e cibi invenduti per un valore stimato in quasi 5 miliardi nel 2021 e un trend in ulteriore peggioramento con i locali deserti a causa della ripresa dei contagi nel 2022, secondo l’analisi della Coldiretti. In alcuni settori come quello vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. È necessario dunque un adeguamento dei listini – continua la Coldiretti – per sostenere un settore determinate dell’agroalimentare Made in Italy che dalla vendemmia alla tavola offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio.

A preoccupare sono anche i recenti orientamenti comunitari nei confronti del vino che rischia di essere ingiustamente assimilato con l’abuso di superalcolici tipico dei Paesi nordici nell’ambito del piano europeo per la salute che sarà votato la prossima settimana dal Parlamento Europeo. Il vino in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. Sono pertanto del tutto fuori luogo secondo la Coldiretti le misure ipotizzate come gli allarmi salutistici in etichetta già adottati per le sigarette, l’aumento della tassazione o l’esclusione dalle politiche promozionali dell’Unione Europea. Si tratterebbe peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dal provvedimento alla Dieta Mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, tra cui il cancro, ma che si fonda anche – ricorda la Coldiretti – sul consumo regolare di un bicchiere di vino ai pasti. L’equilibrio nutrizionale – conclude la Coldiretti – va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto.

«L’Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale di vino deve difendere in Europa il proprio patrimonio enologico che vale 12 miliardi e rappresenta un elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare” ha concluso il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che  “il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate».

COVID: COLDIRETTI,CIBI E VINI INVENDUTI IN LOCALI SVUOTATI. CROLLO DELLE ATTIVITÀ IN RISTORANTI E AGRITURISMI

Sono oltre 26mila i bar,  ristoranti, pizzerie e mille gli agriturismi costretti a fare i conti con disdette e prenotazioni annullate tanto che in molti preferiscono mantenere le serrande abbassate. Una situazione che incide sul fatturato agroalimentare regionale fatto di eccellenze e denominazioni di qualità. Il crollo delle attività di ristorazione con vino e cibi invenduti è stimato in quasi 5 miliardi nel 2021 e un trend in ulteriore peggioramento con i locali deserti a causa della ripresa dei contagi nel 2022. È quanto afferma la Coldiretti nel tracciare un bilancio sulle conseguenze delle chiusure e delle limitazioni imposte alla ristorazione per l’emergenza Covid rispetto al periodo prima della pandemia.

La diffusione della variante Omicron ha di fatto – spiega Coldiretti – prolungato le difficoltà per ristoranti, agriturismi e bar anche nel mese di gennaio mentre il balzo dei prezzi energetici ha fatto impennare i costi di produzione in campi, stalle, serre e cantine. I locali si sono svuotati per il timore provocato dalla rapidità di diffusione dei contagi, per lo smart working e per il calo del turismo ma anche – sottolinea la Coldiretti – per il fatto che milioni di italiani sono stati costretti a casa perché positivi al Covid, hanno avuto contatti a rischio e sono in quarantena o sono privi di green pass perché non vaccinati.

Una drastica riduzione dell’attività che – sottolinea la Coldiretti – pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – continua la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi, dai formaggi fino ai tartufi.

Nell’attività di ristorazione – rileva la Coldiretti – sono coinvolti circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nell’Italia ma le difficoltà si trasferiscono a cascata sulle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro.

Si tratta di difendere la prima ricchezza della penisola con la filiera agroalimentare nazionale che nel 2021 è salita al valore di 575 miliardi pari al 25 per cento del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale. Occorre salvaguardare – conclude la Coldiretti – un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui con l’emergenza Covid il cibo ha dimostrato tutto il suo valore strategico per il Paese​.

COVID, CRACK DA 20 MILIARDI DI EURO PER RISTORANTI E AGRITURISMI

Con la brusca impennata dei contagi che ha tagliato le vacanze e le uscite fuori casa a fine anno, la spesa degli italiani in bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi risulta pari nel 2021 a circa 60 miliardi di euro, in calo di oltre 20 miliardi rispetto a prima della pandemia nel 2019, nonostante l’aumento rispetto allo scorso anno. E’ quanto emerge dal bilancio di fine anno sui consumi alimentari fuori casa elaborato dalla Coldiretti dal quale si evidenzia una situazione di difficoltà del settore che si trasferisce a cascata anche sulle aziende fornitrici di prodotti agricoli e alimentari.

Il recupero che si è verificato rispetto allo scorso anno per effetto soprattutto dei buoni risultati estivi non è stato purtroppo mantenuto negli altri periodi. Solo il 14 per cento dei cittadini ha deciso – rileva la Coldiretti – di festeggiare il Capodanno fuori al ristorante, in trattorie e agriturismi che hanno sofferto anche per le disdette last minute negli alloggi con percentuali che secondo Terranostra hanno superato anche il 40 per cento costringendo molte strutture a chiudere. Gli agriturismi – sottolinea la Coldiretti – spesso situati in zone isolate della montagna o della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse secondo Campagna Amica i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.

Si registra peraltro il boom delle consegne a domicilio favorito dal crescente numero di italiani in isolamento o in quarantena, senza dimenticare quanti organizzano pranzi e cene nelle case perché non dispongono di green pass rafforzato necessario per mangiare fuori. Una balzo tuttavia del tutto insufficiente a coprire le perdite.

La situazione di difficoltà non coinvolge solo le 360 mila realtà della ristorazione ma – continua la Coldiretti – si fa sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini soprattutto nelle località turistiche per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.

Il risultato e’ che sono mancati acquisti in cibi e bevande da parte della ristorazione per un valore di circa 5 miliardi rispetto a prima della pandemia che – conclude la Coldiretti – colpiscono ben 740 mila aziende agricole e 70 mila industrie alimentari presenti nella filiera agroalimentare.

GREEN PASS: COLDIRETTI: 68 PER CENTO ITALIANI AL RISTORANTE A NATALE

Il 68 per cento degli italiani non vede l’ora di tornare a pranzare e cenare fuori casa con l’arrivo delle feste di Natale e Capodanno. È quanto emerge dal primo Rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani in riferimento all’ipotesi di green pass rafforzato all’esame del Governo che dopo l’incontro con le Regioni ha anche annunciato l’anticipo della terza dose a cinque mesi dalla vaccinazione.

Con l’avanzare dei contagi e il possibile cambio di colore sono a rischio 450 milioni di spesa in ristoranti e agriturismi veneti per pranzi e cene nelle festività di fine anno. Una contrazione media per esercizio che si aggira dai 15 ai 17 mila euro per 26 mila locali che offrono ristorazione a livello regionale e mille aziende agrituristiche. Un impatto negativo che pesa anche sul fatturato dell’agroalimentare regionale del valore di quasi 6 miliardi di euro. “Non si tratta solo di bisogno di convivialità ma anche di garantire la ripresa dell’economia e la tenuta dell’occupazione” denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di “non mettere in crisi una filiera che dà lavoro a ben 4 milioni di persone in 740 mila aziende agricole e 70 mila industrie alimentari”. Le chiusure andrebbero, infatti, a frenare la ripresa della ristorazione – sottolinea la Coldiretti – già tra i settori più danneggiati dalla pandemia con i consumi alimentari degli italiani fuori casa che nel 2020 sono scesi al minimo da almeno un decennio con un crack senza precedenti per bar, ristoranti, trattorie e agriturismi che hanno dimezzato il fatturato (meno 48 per cento) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro. Ma la situazione si ripercuote a cascata – continua la Coldiretti – sull’intero sistema agroalimentare con oltre un milione di chili di vino e cibi invenduti nell’anno della pandemia. La drastica riduzione dell’attività – rileva la Coldiretti – pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Una minaccia anche per le 5333 specialità tradizionali salvate dagli agricoltori per sostenere la rinascita del Paese che – ricorda Coldiretti – senza un mercato di sbocco assicurato da ristoranti e agriturismi ma anche dall’indotto turistico, con la vendita dei souvenir, rischiano di sparire per sempre. Si stima che 330mila tonnellate di carne bovina, 270 mila tonnellate di pesce e frutti di mare e circa 220 milioni di bottiglie di vino – conclude la Coldiretti – non siano mai arrivati nell’anno della pandemia sulle tavole dei locali costretti a un logorante stop and go senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili.

VACANZE: COLDIRETTI, IL FOOD SELFIE PRENDE IL POSTO DELLA CARTOLINA, LA FOTO AL PIATTO TIPICO È LA MANIA DELL’ESTATE

Niente più cartoline dalle località visitate, ma food selfie con il piatto tipico del posto. Da anni con l’era digitale il ricordo più gettonato delle vacanze è la foto con il prodotto locale gustato a pranzo o a cena. Secondo Coldiretti è così per un italiano su cinque (19 per cento) che ha postato sui social fotografie dei piatti consumati al ristorante o preparati in cucina durante le vacanze estive. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti/Ixè in occasione del rientro a casa dalle vacanze di oltre due italiani su tre (67 per cento).

Dal mare Adriatico ai Colli Berici ed Euganei, dalle Prealpi Trevigiane alle Dolomiti dal Polesine al Lago di Garda fare una foto mentre si gusta il menù a chilometri zero è diventata la tendenza 2021. 

L’autoscatto alimentare – sottolinea la Coldiretti – è una passione che contagia in vacanza spesso il 13 per cento e regolarmente il 6 per cento dei turisti. Una testimonianza del valore della cultura del cibo che si è affermata come momento di socializzazione sul web nel momento delle vacanze. La cucina che è tornata a essere un’attività gratificante come mai era avvenuto dal dopoguerra. Un importante momento di socializzazione che si traduce – sottolinea la Coldiretti – in vere e proprie sfide del gusto a colpi d’immagini dell’ultima prelibatezza sfornata o del piatto curioso ordinato in vacanza che viaggiano in rete e diventano oggetto di animate discussioni tra parenti e amici.

Dopo il lungo periodo di lockdown il 65 per cento degli italiani in vacanza nell’estate 2021 ha scelto infatti di mangiare principalmente fuori casa in ristoranti, trattorie, pizzerie, agriturismi, pub o fast food mentre quasi sei italiani su dieci (59 per cento) in vacanza in Italia al mare, in montagna o nel verde hanno scelto di visitare frantoi, malghe, cantine, aziende, agriturismi o mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali a chilometri zero direttamente dai produttori, ottimizzare il rapporto prezzo/qualità e portarsi a casa un pezzo di storia della tradizione italiana a tavola.

La ricerca dei prodotti tipici è diventato un ingrediente irrinunciabile – spiega Coldiretti – delle vacanze in un Paese come l’Italia che è leader mondiale del turismo enogastronomico con 316 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5266 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 80 mila operatori biologici e la più grande rete mondiale di mercati di agricoltori e fattorie con Campagna Amica (www.campagnamica.it).

GIORNATA BIRRA: COLDIRETTI, IL VENETO SI CANDIDA A REGIONE LEADER

Con più orzo e luppolo nei campi e il progetto di un maltificio in provincia di Rovigo, il Veneto si candida a regione leader nella produzione di birra a chilometro zero. Secondo i dati di Coldiretti dei 140 birrifici artigianali presenti sul territorio regionale il 30 per cento è agricolo con una coltivazione in proprio delle principali materie prime.  75 milioni i litri prodotti pari al 13 per cento – conferma Coldiretti Veneto – con una varietà di gusti legate direttamente ai prodotti agricoli come la birra al radicchio rosso tardivo, al riso, al carciofo oppure aromatizzata alla canapa.

Un successo spinto anche da una normativa regionale che ha inteso premiare gli agribirrifici in base alla qualità, al metodo di lavorazione ma soprattutto all’origine delle materie prime impiegate. Coldiretti ispiratrice della legge reputa strategico il provvedimento che in questi anni ha favorito l’occupazione nel settore degli under 35 promuovendo l’attività tra i giovani agricoltori riconoscendo questa professione come connessa alla qualifica di imprenditore, creando anche i presupposti del “piccolo birrificio agricolo”.

Con un aumento record nel 2021 del 18,4 per cento degli acquisti domestici in Italia trainati dalle ondate di caldo torrido causate dai cambiamenti climatici con il crescente successo di bionde e rosse artigianali Made in Italy, l’italia può giocarsi la sua carta vincente e festeggiare oggi la Giornata internazionale della birra.

Un dato beneagurante – spiega Coldiretti – rispetto alle difficoltà causate dal Covid al settore che nel 2020, tra lockdown e chiusura di ristoranti, pizzerie, pub e agriturismi ha subito un calo del fatturato pari al 35 per cento, secondo un’analisi Coldiretti, anche se nel 2021 si stima una ripresa delle attività con un deciso recupero trainato dai mesi estivi e dalla ripartenza delle attività di ristorazione.

Il consumo pro capite nel nostro Paese è arrivato a 36,8 litri, ma la birra rappresenta anche un traino per l’economia alimentando una filiera che, fra occupati diretti e indotto, offre lavoro a oltre 140mila persone. In crescita anche le esportazioni dopo le difficoltà registrate lo scorso anno a causa delle pandemia, con un aumento del 4 per cento nei primi quattro mesi del 2021, secondo un’analisi di Coldiretti su dati Istat sul commercio estero.

A spingere la ripresa è soprattutto la birra artigianale che conta circa 550 milioni di litri prodotti ogni anno; di cui circa un terzo arriva da aziende agricole che trasformano direttamente i prodotti agricoli per fare birra. Per un consumo – continua la Coldiretti – diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari: dalla birra aromatizzata alla canapa a quella pugliese al carciofo di colore giallo paglierino, dalla birra senza glutine al riso Carnaroli del Piemonte a quella con la zucca, dalla birra con le arance di Sicilia a quella con le scorze di bergamotto, da quella alla ciliegia a quella con le fragole, da quella al miele di erica alla birra con le prugne e non mancano neppure la birra aromatizzata al pane e quella al grano saraceno.

Si tratta di realtà molto spesso realizzate da giovani che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni che – continua la Coldiretti – vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i “brewpub” o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

Si stanno peraltro creando anche nuove figure professionali – evidenzia Coldiretti – come il “sommelier delle birra” che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite opportune tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato e individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali con primi piatti, carne o pesce e anche con i dolci. Proprio per sostenere la produzione tricolore di birra è stato promosso dalla Coldiretti il Consorzio Birra Italiana che garantisce l’origine delle materie prime, dal luppolo all’orzo e la lavorazione artigianale creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari. Il Consorzio – spiega Coldiretti – rappresenta il 27 per cento della birra artigianale prodotta in Italia e oltre il 51 per cento del malto da orzo italiano e oltre la metà dei terreni coltivati a luppolo. Per garantire l’origine del prodotto è stato realizzato anche un marchio “artigianale da filiera agricola italiana” mira a garantire e tracciare la prevalenza di materia prima dalle campagne del Belpaese, ponendo attenzione sulla remunerazione etica della filiera e di tutti i suoi attori.

COVID: COLDIRETTI, ZONA BIANCA VALE 2,5 MILIARDI PER VINO ITALIANO

Il ritorno di quasi tutta Italia in zona bianca dove salta il coprifuoco e si allungano le tavolate con un significativo incremento dell’ospitalità e degli incassi in tutti i ristoranti, bar e agriturismi vale 2,5 miliardi su base annuale per il vino italiano, il settore dell’agroalimentare Made in Italy più penalizzato dall’emergenza Covid. E’ quanto emerge da una stima della Coldiretti diffusa in occasione di Operawine promosso da Vinitaly che segna il “restart day” del vino italiano. Un appuntamento che coincide che il cambio di colore del Paese con il superamento di quasi tutti i limiti per il canale della ristorazione che – sottolinea la Coldiretti – rappresenta in valore il primo mercato di sbocco del vino italiano. Il via alla ripresa delle attività di ristoranti, bar e agriturismi ha dunque – continua la Coldiretti – un impatto rilevante dal punto di vista economico per il settore vitivinicolo poiché interessa soprattutto i prodotti a maggior valore aggiunto come i 526 vini a denominazioni di origine e indicazione geografica, che rappresentano il 70 per cento della produzione nazionale e che sono stati proprio i più penalizzati dalla pandemia. A causa dei lockdown e delle misure di restrizione disposte dai vari Dpcm, dall’inizio della pandemia più di 2 aziende vitivinicole su 3 hanno registrato una perdita di fatturato nel 2020, con punte superiori al 30 per cento rispetto all’anno precedente, secondo stime della Coldiretti. Un crollo che non è stato compensato dall’aumento dei consumi domestici che sono aumentati per il maggior tempo trascorso in cucina per la preparazione di pranzi, cene e apertivi. Il vino e gli spumanti sono stati molto apprezzati durante i vari lockdown, con una crescita degli acquisti rispettivamente dell’8,3 per cento e del 7,5 per cento nel 2020 rispetto all’anno precedente, stando a un’analisi Coldiretti su dati Ismea. All’incremento delle vendite al supermercato si accompagna il vero e proprio boom registrato in quelle on line dell’e-commerce – continua Coldiretti – che sono più che raddoppiate nel 2020 (più 105 per cento), rispetto al 2019, sulla base di un’elaborazione Coldiretti su dati Wine Monitor Nomisma. Con l’avanza della campagna di vaccinazione a livello mondiale si punta ora all’export dopo che il primo trimestre ha fatto segnare anche nei confronti delle esportazioni che nel primo trimestre del 2021 ha fatto registrare un calo del 4 per cento in valore in continuità con il trend dello scorso anno. L’Italia – conclude la Coldiretti – è il principale esportatore mondiale di bottiglie di vino nel mondo.​

COVID. FESTA DELLA REPUBBLICA GREEN NEGLI AGRITURISMI VENETI. COLDIRETTI: TAVOLATE SOTTO OSSERVAZIONE DEGLI OPERATORI

Triplica l’offerta di posti a sedere nei circa 26mila bar, ristoranti, pizzerie e oltre mille agriturismi che in Veneto hanno riaperto anche per il servizio al bancone e al tavolo all’interno. Il rischio del caos sulle tradizionali tavolate è sotto osservazione dagli operatori che in equilibrio tra richieste dei clienti e rispetto delle normative utilizzano il “metro da sarto” per garantire distanze e sicurezza. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti delle riaperture nella Festa della Repubblica di fronte alle incertezze sull’entrata in vigore del limite dei 4 posti a sedere nelle regioni bianche o gialle. Il limite dei posti a tavola è una misura di sicurezza che – sottolinea la Coldiretti – ha ripercussioni sul bisogno di convivialità degli italiani dopo mesi di lockdown e pesa però anche sugli incassi della ristorazione dopo la perdita di 41 miliardi nell’anno della pandemia Covid. La necessità di mantenere almeno un metro di stanza tra i tavoli infatti – precisa  la Coldiretti – riduce drasticamente gli spazi disponibili per il servizio e costringe a separare le tradizionali comitive.

Con la riapertura del servizio al chiuso – sottolinea la Coldiretti – salgono a circa mezzo milione i posti a sedere a tavola negli agriturismi dal Nord a Sud d’Italia che rappresenta una delle mete più gettonate della ricorrenza del 2 giugno. Una misura attesa dai 24mila agriturismi italiani che, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – precisa la Coldiretti – i luoghi più sicuri dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Se la cucina è una delle ragioni principali per scegliere l’agriturismo, sono sempre più diffusi programmi ricreativi come l’equitazione, il tiro con l’arco, il trekking, ma non mancano – continua la Coldiretti – attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici. Molte aziende agrituristiche quindi – continua la Coldiretti – si sono attrezzate con l’offerta di alloggio e di pasti completi ma anche di colazioni al sacco o con la semplice messa a disposizione spazi per picnic, tende, roulotte e camper per rispettare le esigenze di indipendenza di chi ama prepararsi da mangiare in piena autonomia ricorrendo eventualmente solo all’acquisto dei prodotti aziendali di Campagna Amica.

Non a caso quasi un italiano su cinque (17 per cento) ha scelto di trascorrere le vacanze estive 2021 in campagna, parchi naturali e oasi, tra verde ed enogastronomia, coniugando la voglia di normalità con la garanzia di stare in sicurezza senza rischiare gli affollamenti, secondo l’indagine Coldiretti/Notosondaggi sui cittadini che hanno deciso la destinazione delle ferie. La campagna è diventata così la seconda meta delle vacanze subito dopo il mare – sottolinea Coldiretti – proprio per effetto dell’emergenza sanitaria che ha fatto cambiare i programmi di una fetta consistente della popolazione nazionale.