COLDIRETTI, SENZA LA PROROGA DEI PERMESSI PER I MIGRANTI A RISCHIO VENDEMMIA

Le imprese agricole rischiano di trovarsi a ranghi ridotti in un momento delicatissimo della stagione, per la mancata proroga dei permessi di soggiorno ai lavoratori stagionali extracomunitari già presenti in Italia. Solo in Veneto – ricorda Coldiretti – la manodopera stagionale, in particolare da Africa, Asia e altri Paesi non comunitari, nel 2020, ha fatto registrare 29 mila assunzioni di cui un terzo nel periodo della raccolta di uve e della frutta nel terzo trimestre.

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha scritto una lettera al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per chiedere un intervento immediato

capace di dare risposte alle esigenze delle aziende agricole, per le quali il momento della raccolta rappresenta il frutto di investimenti economicamente rilevanti dell’intera annata agraria che per nessun motivo possono andare perduti.

C’è la necessità di prorogare i permessi di soggiorno scaduti lo scorso 31 luglio almeno fino al 31 dicembre 2021 – spiega Prandini- per evitare che molti lavoratori siano costretti a tornare nel loro Paese. Si tratta peraltro di operai agricoli stagionali qualificati che ormai da anni sono impiegati sul territorio nazionale, tanto da essere diventati indispensabili per l’attività di molte aziende nostrane, con cui in molti casi sono nati rapporti anche di amicizia.

Ma per rassicurare il sistema produttivo – continua Prandini nella missiva alla Lamorgese – è importante anche anticipare la pubblicazione del decreto flussi per il 2021 che possa consentire già dai primi di settembre la presentazione sia delle istanze per lavoro stagionale che le richieste di conversione dei permessi stagionali. Due provvedimenti necessari anche per evitare il rischio dell’infiltrazione nel mercato del lavoro agricolo di persone senza scrupoli che potrebbero sfruttare la difficoltà delle aziende, anche approfittando dei problemi causati dalla pandemia.

Occorre infatti superare le difficoltà burocratiche che ostacolano l’impiego di questi lavoratori –spiega Daniele Salvagno, presidente regionale di Coldiretti– e tra l’altro per mettere in sicurezza sia le aziende che gli operai stagionali Coldiretti Veneto ha promosso con le Usl del territorio un programma ad hoc di vaccinazione proprio intercettando le figure più vulnerabili che non possono accedere al portale della Regione. Si tratta di una attenzione richiesta direttamente dalle imprese agricole che ha colto subito la disponibilità dell’ufficio della prevenzione regionale. A livello nazionale invece viene ottenuto da mani straniere più di un quarto del Made in Italy a tavola, con 368 mila lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, fornendo il 29 per cento del totale delle giornate

di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti.

Ma per salvare le produzioni Made in Italy occorre anche – aggiunge la Coldiretti – dare la possibilità a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter lavorare nei campi attraverso una radicale semplificazione del voucher “agricolo”. Un provvedimento che interesserebbe almeno 25mila italiani in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.

Con appena lo 0,3 per cento degli infortuni da Covid 19 che hanno interessato il settore dell’agricoltura, il lavoro in campagna – conclude Coldiretti – è peraltro è il più sicuro grazie all’attività all’aperto e alla possibilità di mantenere le distanze anti contagio.

COMMERCIO: COLDIRETTI, VOLA SPESA IN DISCOUNT ALIMENTARI

Volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del più 7,1 per cento nelle vendite in valore a giugno 2021 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti divulgata in occasione della diffusione dei dati Istat sul calo del commercio al dettaglio a giugno 2021 con l’alimentare che cresce su base annua in valore del più 2,5 per cento. Il risultato positivo delle vendite alimentari riguarda la grande distribuzione (più 3,1 per cento) mentre frenano le piccole botteghe (meno 0,6 per cento). Ma la pandemia ha accelerato quel processo di “deglobalizzazione” in atto da qualche tempo, alimentando interesse e voglia di “mangiare vicino”. Dal globale al locale inteso come il negozio di vicinato, come mercato rionale ma anche quello contadino o direttamente in fattoria.

“I banchi gialli presenti in ogni angolo della regione – commenta Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto  – sono sinonimo di sicurezza alimentare, di impegno sociale, di rispetto per il territorio e di tutela del paesaggio. Si tratta di un modello virtuoso, fonte di educazione alimentare, di guida ai consumi, fautore di una spesa critica a cui il consumatore guarda con attenzione”.

Caratteristiche che spingono il successo dei mercati di vendita diretta degli agricoltori di Campagna Amica che hanno incrementato le vendite del 26 per cento secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, trainati da una nuova sensibilità degli italiani verso i cibi salutari ma anche dalla volontà di recuperare un contatto diretto con chi coltiva i prodotti che si portano in tavola. L’emergenza Covid-19 – conclude la Coldiretti – ha determinato un sensibile aumento del numero delle imprese agricole che praticano la vendita diretta e, di conseguenza, il fatturato di questo canale che, nel 2020, ha superato i 6,5 miliardi di euro secondo l’Ismea.

COLDIRETTI, IL VENETO DEGLI SPUMANTI AGGIUNGE IL METODO CLASSICO ALLE DENOMINAZIONI.

La gamma dei vini prodotti sotto la denominazione “Monti Lessini” finora dedicata ai vini fermi, si arricchisce di bollicine. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, cambia infatti il disciplinare che ora accoglie gli spumanti Metodo Classico ottenuti con almeno l’85 per cento di uva Durella. Gli spumanti metodo Martinotti o Charmat rimangono nella Doc Lessini Durello.

«Con questa modifica – evidenzia Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Veneto – si disciplina il Metodo Classico a livello regionale, andando incontro alle richieste dei consumatori sempre più attratti da questa tipologia di spumanti. Inoltre, viene data maggiore considerazione alle coltivazioni d’altura e alle varietà d’uva dal carattere spigoloso come la Durella Con i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature, assistiamo infatti a una riscoperta dei vitigni a quote più alte e a uve dotate di elevata acidità, che fino a cinquant’anni anni fa erano considerati marginali».

Per quanto riguarda gli spumanti delle Denominazioni Lessini Durello, nel 2020 il Metodo Classico, che con la modifica del disciplinare passa nei Monti Lessini, ha rappresentato il 20 per cento della produzione totale che è stata di 908.400 bottiglie da 0,75 litri, di cui 751.733 di metodo Charmat e 156.630 tra Metodo Classico (38.000) e Metodo Classico Riserva (118.630).

«Si tratta di numeri stabilmente in crescita per il Metodo Classico – precisa Salvagno – che grazie all’ultima modifica del disciplinare è destinato a crescere distinguendosi nettamente dalla versione Charmat, che rimarrà legata al termine Durello. La doc Monti Lessini valorizza quindi la propria identità territoriale».

VINO: CON ETICHETTE ALLARMISTICHE ADDIO A UNA BOTTIGLIA SU QUATTRO

L’allarme per la salute sulle etichette è l’ultima cosa che vogliono i produttori. Alla luce del sondaggio promosso on line da Coldiretti quasi un italiano su quattro (23 per cento) smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se trovasse riportato sulle bottiglie le scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette. I dati sono stati presentati  in occasione dell’incontro organizzato sul nuovo Piano Unione europea per la salute che divide l’Europa a tavola a Bruxelles da Coldiretti, Filiera Italia, Eat Europe e Farm Europe con la collaborazione dei gruppi parlamentari europei Ppe, S&D e Renew Europe.

Un disastro per la vitivinicoltura veneta – sostiene Daniele Salvagno presidente regionale di Coldiretti  –  che nel 2020 ha ottenuto una produzione di uva di circa 14,1 milioni di quintali (più 6,9 per cento rispetto al 2019) e 11,7 milioni di ettolitri di vino (più 7 per cento). La superficie vitata è salita a 92.804 ettari, con un rialzo annuo del più 3,9 per cento. Il 77,1 per cento circa della superficie riguarda aree Doc/Docg, il 18,4 per cento aree Igt e il restante 4,5 per cento vitigni da tavola e varietali, a conferma dell’altissima qualità raggiunta dal comparto.

«È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che le nuove politiche rischiano di colpire ingiustamente componenti fondamentali del Made in Italy agroalimentare che è l’unico settore che è cresciuto all’estero nonostante la pandemia raggiungendo il valor record di 46,1 miliardi nel 2020».

Un pericolo legato al fatto che – sottolinea Coldiretti – la Commissione Ue potrebbe introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche come per le sigarette nell’ambito dell’attività di prevenzione del nuovo “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei” ed eliminare il vino e la birra dai programmi di promozione dei prodotti agroalimentari. Una scelta che – precisa la Coldiretti – colpirebbe anche le carni rosse e quelle trasformate, che vengono associate ai rischi di tumore, per favorire il passaggio a diete vegetali.

Il testo approvato prevede infatti che la Commissione «proporrà un’indicazione obbligatoria della lista degli ingredienti e delle indicazioni nutrizionali sulle bevande alcoliche entro la fine del 2022 e degli allarmi salutistici entro la fine del 2023” rivedendo anche la “politica di promozione sulle bevande alcoliche». Inoltre – continua la Coldiretti – la Commissione vuole modificare la politica di promozione dei prodotti agricoli, «con il passaggio a diete più basate su prodotti vegetali, con meno carne rossa e trasformata».

Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale – precisa la Coldiretti – va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto.

Si tratta peraltro di settori già duramente colpiti dall’emergenza Covid che ha costretto alla chiusura di osterie e ristoranti che – continua la Coldiretti – rappresentano un luogo privilegiato di consumo di carne, salumi e vini di qualità.

Gli stessi limiti posti all’attività di promozione di carni e salumi rischiano di colpire prodotti dalla tradizioni secolari con un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione, sulla biodiversità e sul territorio dove quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. L’Italia – ricorda la Coldiretti – è il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che senza sostegni alla promozione rischiano invece di essere condannate all’estinzione.

PIL: COLDIRETTI, AUMENTA SOLO EXPORT CIBO (PIÙ 1,4 PER CENTO)

In controtendenza all’andamento negativo dei conti economici nazionali, nel 2020 crescono solo le esportazioni di prodotti agroalimentari che fanno segnare un aumento dell’1,4 per cento a fronte del crollo generale del 10,8 per cento nelle spedizioni all’estero».  E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento ai dati Istat che evidenziano la caduta dell’8,8 per cento del Pil dovuto all’andamento negativo della domanda sia della componente nazionale che estera.  Unica eccezione – sottolinea la Coldiretti –  è rappresentata da cibo e bevande che fanno segnare il record storico per il Made in Italy sulle tavole di tutto il mondo nonostante la pandemia Covid. All’estero con il lockdown i consumatori stranieri non hanno fatto mancare la presenza dei prodotti più tradizionali dell’alimentare Made in Italy che – sottolinea la Coldiretti – mostra una grande capacità di resilienza nonostante le difficoltà degli operatori e dell’economia. La crescita della domanda di cibi e bevande all’estero – continua la Coldiretti – è trainata dalla Germania (più 5,5 per cento) che è il primo partner dell’Italia seguita dagli Stati Uniti (più 5,2 per cento) nonostante i dazi che hanno colpito i prodotti più significativi, sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nei primi undici mesi del 2020. Un risultato – precisa la Coldiretti – messo a segno nonostante le difficoltà determinate dalla pandemia che ha rallentato gli scambi commerciali e tagliato i consumi con le chiusure della ristorazione in ogni continente per contenere il contagio. «Sono dati importanti. Da questi punti di forza anche la nostra regione deve ripartire, con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’economia – afferma il Presidente della Coldiretti Veneto Daniele Salvagno ricordando il valore regionale delle esportazioni pari a oltre 7 miliardi di euro – il Recovery Plan, inoltre,  rappresenta una occasione unica da non perdere per superare i ritardi accumulati e aumentare la competitività delle imprese sui mercati esteri».

SOPRESSE CON L’ORIGINE IN ETICHETTA. DA OGGI IN VIGORE L’INDICAZIONE DI PROVENIENZA SUGLI INSACCATI.

Entra in vigore l’etichettatura obbligatoria per sopresse, salami e insaccati italiani. Solo quelli prodotti con animali nati e allevati in Italia saranno made in Italy. «Per i consumatori una tutela in più e per i produttori un riconoscimento doveroso per l’impegno quotidiano profuso nel rispettare alti standard qualitativi e regole rigorose» dice Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto.  Tanta serietà beffata dall’entrata dall’estero di cosce per una quantità media di 56 milioni di “pezzi” che ogni anno si riversano sul territorio nazionale per ottenere prosciutti da spacciare come italiani. Coldiretti stima, infatti, che tre prosciutti su quattro venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta.

«Per questo la data di domani corrisponde a una svolta storica – commenta Salvagno –, il 31 gennaio scade la proroga di due mesi concessa dal Ministero dello Sviluppo economico per la piena applicazione del Decreto interministeriale sulle Disposizioni per “l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza nell’etichetta delle carni suine trasformate».  

In Veneto si concentra una produzione suinicola di qualità pari a un valore di 200milioni di fatturato realizzato da 70 mila capi destinati soprattutto a prosciutti Dop come il prosciutto San Daniele, proseciutto Parma, prosciutto Veneto Berico-Euganeo e allevati da oltre 300 imprenditori suinicoli.

L’entrata in vigore del provvedimento restituisce dignità agli allevatori del comparto duramente colpiti dal crollo dei prezzi dei maiali e dal contemporaneo aumento di quelli delle materie prime per l’alimentazione degli animali. Il risultato è che le quotazioni pagate agli imprenditori suinicoli – denuncia Coldiretti – sono crollate fino al meno 38 per cento durante la pandemia e solo nelle ultime settimane, proprio con l’avvicinarsi dell’introduzione dell’obbligo dell’indicazione d’origine, si è registrata una timida ripresa, secondo un’analisi del Centro Studi Divulga.

«In un momento difficile per il settore – commenta Daniele Salvagno – dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza di tutti i prodotti per combattere la concorrenza sleale.  Il comparto suinicolo regionale – continua Salvagno  – registra prezzi alla produzione che si aggirano su 1,40 euro al chilo, mentre i capi agli allevatori sono pagati 30 centesimi in meno. Al supermercato i valori triplicano».  

Il decreto sui salumi– spiega Coldiretti – prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali); “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali); “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali). Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra Unione europea”. E consentito lo smaltimento delle scorte fino a esaurimento.

Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. Per scegliere salumi ottenuti da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia basterà cercate la presenza esclusiva della scritta Origine Italia o la dicitura “100% italiano”.

DAZI: COLDIRETTI, STATI UNITI GRAZIANO IL VINO ITALIANO. SUGLI SCAFFALI AMERICANI UNA BOTTIGLIA SU TRE È VENETA

Gli Stati Uniti graziano i vini italiani che non saranno colpiti dai dazi americani. Salvi quindi Prosecco e Pinot Grigio oltre ai nobili rossi veronesi, Valpolicella e Amarone –  afferma Coldiretti Veneto – che trainano l’export nazionale in Stati Uniti pari a 1,5 miliardi di euro. Un terzo delle bottiglie sugli scaffali americani è veneta – specifica Coldiretti – metà delle quali è spumante.

Si tratta di una notizia importante – commenta il presidente di Coldiretti Veneto Daniele Salvagno – che va incontro ad un settore strategico per il Veneto  dove proprio la Glera (vitigno per la produzione di Prosecco Doc, Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg e Prosecco Colli Asolani Docg) fa la parte del leone occupando una superficie vitata pari a 36 mila ettari e, a seguire, il Pinot Grigio con 16.147 ettari. 

Nella black list invece entrano i vini e alcuni brandy francesi e tedeschi che saranno aggiunti all’elenco dei prodotti tassati a partire dal 12 gennaio 2021.

La guerra commerciale che contrappone l’Unione Europea agli Stati Uniti nella disputa sugli aiuti al settore aereonautico che coinvolge l’americana Boeing e l’europea Airbus sulla quale è intervenuto anche in Wto autorizzando prima gli usa e poi l’Unione europea ad applicare dazi si arricchisce, dunque,  di un nuovo capitolo.

A far scattare la nuova ritorsione – precisa la Coldiretti – sono state le tariffe aggiuntive europee entrate in vigore il 10 novembre scorso sui prodotti Usa del 15 per cento per gli aerei che salgono al 25 per cento su ketchup, formaggio cheddar, noccioline, cotone e patate americane insieme a trattori, consolle e video giochi. Una misura autorizzata dal Wto dopo che gli Usa avevano deciso dal 18 ottobre 2019 in Usa una tariffa aggiuntiva del 25 per cento su una lunga lista di prodotti importati dall’Italia e dall’Unione Europea, per iniziativa di Donald Trump. “Nella rete dei dazi – spiega Daniele Salvagno – sono già finiti Grana Padano e Asiago insieme ad altre specialità, casearie e non, come Gorgonzola, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori, amari e limoncello”

«Con l’elezione del nuovo presidente Usa Biden occorre ora avviare un dialogo costruttivo ed evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati in un momento drammatico per gli effetti della pandemia – sostiene  il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – gli Stati Uniti sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti agroalimentari tricolori per un valore che nel 2019 è risultato pari a 4,7 miliardi, con un ulteriore aumento del 2,8 per cento nei primi nove mesi del 2020».

COVID: COLDIRETTI, CHIUSURA ALLE 18 COSTA UN MILIARDO IN CIBO E VINO

La chiusura anticipata alla 18 della ristorazione con il crollo delle attività di bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, ristoranti e pizzerie ha un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre un miliardo per le mancate vendite di cibo e bevande nel solo mese di applicazione delle misure di contenimento. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti, in riferimento al varo del Decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm), all’impatto sull’intera filiera agroalimentare della chiusura serale di ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie  e della diffusione dello smart working che taglia le pause pranzo.

«L’impatto drammatico interessa anche il Veneto – spiega Daniele Salvagno presidente di  Coldiretti Veneto – dove l’agroalimentare regionale vale 5,7 miliardi ed è fatto di tipicità e denominazioni 14 Docg, 28 Doc, 10 Igt, 14 Dop e 15 Igp e tante altre specialità frutto del lavoro di 60 mila aziende agricole che portano la regione ai vertici nazionali per qualità e distintività».

Un drastico crollo dell’attività che – sottolinea la Coldiretti – pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.

La spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa prima dell’emergenza coronavirus – sottolinea la Coldiretti – era pari al 35 per cento del totale dei consumi alimentari degli italiani. Nell’attività di ristorazione – continua la Coldiretti – sono coinvolte circa 330 mila tra bar, mense e ristoranti lungo la penisola ma anche 70 mila industrie alimentari e 740 mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro.

«Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come la decontribuzione protratte anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di stato” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di “salvaguardare il sistema agroalimentare nazionale che rappresenta la prima ricchezza del paese e svolge un ruolo da traino per l’intero sistema economico Made in Italy in Italia e all’estero».​

WORLD PASTA DAY: COLDIRETTI, È BOOM PER PASTA PATRIOTTICA (PIÙ 29 PER CENTO)

È corsa alla pasta Made in Italy che utilizza solo grano naziona​le con gli acquisti che sono cresciuti in valore del 29 per cento nel 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, trainata dalla tendenza dei consumatori a cercare prodotti di origine nazionale per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti su dati Ismea relativi ai primi sei mesi dell’anno diffusa in occasione della Giornata Mondiale della Pasta che si celebra domenica 25 ottobre in tutto il mondo.

Con 16 mila ettari a grano duro e 28 milioni di valore produzione, la pianura padana si candida a nuovo tavoliere d’Italia. I cambiamenti climatici hanno spostato alcune colture storiche del sud verso il nord – spiega Coldiretti Veneto – la crescita del 26 per cento del valore nell’ultimo decennio, in gran parte dovuto all’aumento della superficie investita nelle province più interessate Rovigo e Padova lo confermano. Ad incidere sulle performance del comparto la decisione di alcuni grandi marchi della pasta italiana che hanno scelto la filiera del Made in Italy 100 per cento come il molino trevigiano Jolly Sgambaro, pioniere in questo senso, che lavora quantitativi di chicchi di provenienza certificata e a chilometro zero rispondendo ad una richiesta dei consumatori di provenienza locale. Ad incidere sul settore anche il ritorno alla coltivazione di semi antichi, come la Timilla ad esempio in provincia di Padova, con la spinta dell’interesse da parte delle giovani generazioni guidate da progetti promossi da Coldiretti Veneto in collaborazione con gli istituti di ricerca della Regione Veneto. Tutto nell’obiettivo di garantire un’alimentazione sana a base di prodotti locali nelle mense collettive e nella ristorazione, insieme a filiere forti e sostenibili. «È questa la chiave di volta per una regione che fa dell’identità il suo baluardo – commenta Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto – per affermare, inoltre, il lavoro di oltre 60 mila imprese agricole che realizzano un fatturato di circa 6 miliardi di euro. Coldiretti Veneto punta ad una politica economica che sostenga la filiera agroalimentare per dare valore al territorio ed equilibrio nella redistribuzione del reddito. Facendo leva sulla identità regionale la Regione Veneto può accompagnare il sistema agroalimentare a fare quel salto di qualità purché sia parte attiva nella creazione di un nuovo patto identitario di filiera che promuova i prodotti del territorio anche nella ristorazione pubblica». Le condizioni per rispondere alla domanda di italianità ci sono tutte visto che l’84 per cento di consumatori che, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, vogliono sostenere l’economia nazionale in un momento difficile per effetto della pandemia da coronavirus.

OSCAR GREEN. VENETO TERRA DI INNOVATORI DI NATURA. DAL COUNTRY INFLUENCER ALL’AGRI DRIVE IN. I GIOVANI DI COLDIRETTI REINVENTANO L’AGRICOLTURA VENETA

Ha circa 30 anni, un diploma o una laurea, investe in agricoltura ed è un creativo: è  questo l’identikit del giovane “innovatore per natura” veneto. Il profilo emerge dallo studio di Coldiretti sulla base dei progetti presentati in occasione del concorso Oscar Green la cui finale regionale si è svolta in Villa Contarini a Piazzola sul Brenta in provincia di Padova. Un centinaio i concorrenti in gara e sei i vincitori secondo le categorie: Campagna Amica, Impresa.5Terra, Creatività, Fare Rete, Noi per il sociale, Sostenibilità.

Tra i candidati chi coltiva piante carnivore, chi fa la birra al melone, chi ha un agri-circo, una agri-palestra. La gioventù agricola inventa applicazioni, costruisce stalle robotizzate, organizza piattaforme informatiche, migliora la genetica naturalmente, rimette in circolo gli scarti e guarda all’integrazione sociale:”Una generazione impegnata quella dei campi   – spiega Alex Vantini delegato regionale di Giovani Impresa – che anche in questa XIV edizione del premio ha portato alla ribalta tutto il potenziale imprenditoriale che, grazie alla multifunzionalità del settore, permette alla genialità under 30 di sviluppare idee, metterle in rete e condividerle con le esigenze della società. 

«L’agricoltura veneta attrae – commenta Alex Vantini – le nuove generazioni investono sulla qualità della vita dopo anni di formazione non necessariamente legata a materie agronomiche. Lo dicono i dati del Programma di Sviluppo Rurale che indicano quasi 3mila neo agricoltori insediati dal 2015 per un investimento di 280 milioni di euro e una spinta propulsiva manifestata che corrisponde al doppio delle disponibilità».

Ettore Prandini sottolinea che «è una giornata importante per evidenziare alla comunità le potenzialità che l’agricoltura italiana può offrire, grazie ai giovani imprenditori agricoli per la loro genialità, per le capacità e per il rischio che si sanno assumere ma anche per guardare alle sfide future. In questo modo è possibile mettere l’agroalimentare al centro in termini di sistema di sviluppo e di crescita del paese facendo percepire alle nuove generazioni quanti spazi ancora ci possono essere da poter colmare in agricoltura per dare le opportunità che i giovani si meritano. Del resto i giovani sono i più portati a cogliere le opportunità dell’innovazione e della svolta digitale in agricoltura perché sono attivi sul fronte delle nuove tecnologie, viaggiano, studiano le lingue e sono portati a far conoscere anche all’estero i valori dell’agroalimentare italiano».

«Da segnalare – evidenzia Daniele Salvagno presidente regionale di Coldiretti – che molti dei primi classificati hanno reagito durante l’emergenza sanitaria convertendo in parte l’azienda, superando le difficoltà riuscendo ad interpretare le normative: è il caso delle sperimentazioni del take away per gli agriturismi – ricorda Salvagno –  che tuttora assicurano alle grandi industrie il servizio mensa negli uffici. E giusto per citare l’altro comparto tra i più in sofferenza continuano gli ordini di composizioni floreali da recapitare per abbellire altari, per rispettare voti religiosi o solo per portare gioia tra le mura domestiche come è accaduto durante il lock down cosi anche nella fase della ripresa offrendo nuove opportunità agli imprenditori vivaistici. Sono segnali incoraggianti a cui riservare la doverosa attenzione, anche  la politica deve essere in grado di comprendere le capacità performanti delle imprese agricole e il grande sforzo quotidiano profuso durante i mesi della pandemia che ha visto una task force di produttori coinvolta nel soddisfare il fabbisogno alimentare di milioni di cittadini».

Salutati dal sindaco di Piazzola sul Brenta Valter Milani, sul podio sono saliti i primi classificati per ogni sezione prevista insieme a tre menzioni speciali. Tra loro due rappresenteranno il Veneto alla finalissima nazionale. L’esperienza dell’ agriturismo convertito in drive in e il garden sociale aperto all’inclusione.

Questi i premiati. Categoria Impresa 5 Terra: Sarah dei Tos di Vittorio Veneto (Treviso); Creatività: Fratelli Zuanon di Santa Giustina in Colle (Padova); Fare rete: I Ragazzi di Campagna di Negrar (Verona); Noi per il sociale: Beleafing di Emiliano Vettore di Vicenza.